Masturbazione con orgasmo in motel
Silvia bloccò il carrello con la biancheria pulita davanti alla camera 27. La stanza aveva ospitato una coppia di amanti ed era da risistemare come le altre allo stesso piano. L’hotel in cui Silvia prestava servizio aveva una clientela costituita da turisti, ma anche da prostitute, transessuali e malavitosi. Inserì il passepartout nella toppa della serratura ed entrò nella camera, che puzzava di animale. Silvia conosceva bene quel tipo di odore, che apparteneva ai miasmi delle persone che avevano appena fatto l’amore, sudando come porci. Si affrettò a spalancare la finestra, facendo entrare una ventata di aria fresca, poi entrò subito nella stanza da bagno e cominciò a lavorare. Svuotò il cestino sistemato in un angolo, trovando tre preservativi colmi di sperma, poi pulì il lavabo, la doccia, il water, lavò e lucidò il pavimento, mise delle salviette pulite nell’armadietto a muro. Passò poi in camera per cambiare le lenzuola e fu allora che notò un lungo pelo scuro arricciato, che faceva bella mostra di sè nel centro del letto. La scoperta la eccitò e la portò a fantasticare sull’appartenenza di quel pelo. “Sicuramente è di un uomo” pensò e contemporaneamente si sdraiò bocconi sul letto, struzzando il petto contro il lenzuolo ruvido. I capezzoli le diventarono turgidi e le punte dolenti. Si girò supina e si tolse il camice da lavoro, restando in mutande. Fece scivolare la mano destra dentro gli slip e raggiunse le labbra della fica, che si accarezzò lentamente. Poi infilò il dito indice nella fessura e cominciò a farsi un ditalino. Il clitoride emerse dal suo involucro di carne e Silvia prese a tormentarlo. Godeva nel sentirlo gonfio e duro come un cece, mentre dalla fessura fuoriuscivano gli umori caldi frutto della sua eccitazione. Trascinò con le dita il fluido degli umori bollenti sul clitoride e con l’altra mano cominciò ad accarezzarsi le tette, a strizzare i capezzoli duri e a torcerli fino a sentire dolore e piacere contemporaneamente. Le pareti della vagina presero acontrarsi per effetto del ditalino; desiderò ardentemente che la porta della stanza si aprisse e d’incanto entrasse il suo ex compagno. Provò ad immaginarlo sopra di sè che le afferrava i polsi e l’obbligava a stendere le braccia oltre il capo. Le gambe incominciarono a tremarle per l’eccitazione e le sembrò di avvertire ilrespiro caldo del suo amante sul collo. Ricordò i momenti magici in cui la obbligava a leccargli la pianta dei piedi, insistendo perchè infilasse ciascun dito nella bocca, facendoseli succhiare finchè le labbra non trattenevano una sola goccia di saliva. Purtroppo non stavano più insieme da molto tempo, invece avrebbe voluto averlo lì a mordicchiarle le labbra della fica per raggiungere lo stato di estremo godimento da cui sapeva non esserci ritorno. Mentre pensava a lui, continuava a toccarsi il clitoride, ruotandoci intorno con le dita. Ad un tratto cominciò a tendere i muscoli delle gambe e ad irrigidirsi. Fu assalita da fremiti di piacere in tutto il corpo: le tette sembravano scoppiarle tanto erano gonfie, i capezzoli duri come il marmo le dolevano. Si penetrò con tre dita la fica fradicia e cominciò a contrarre la mucosa della fica, scuotendo più volte il bacino sul letto. Un tremito le pervase tutto il corpo; una serie di gemiti anticiparono il congiungersi delle cosce attorno alle dita che avevano smesso di agitarsi freneticamente nella passera che non finiva di contrarsi. Gli umori che colavano sul lenzuolo lasciarono un’ampia chiazza di bagnato. Rimase qualche istante immobile, poi, appagata, si alzò e si diresse in bagno.