Pompino in auto con i guardoni

   10/09/2007
  
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Con la mia lei abbiamo l’abitudine, rimasta fin da giovani, di fare sesso in auto. Di solito ci appartiamo in una zona isolata, circondata da ville e tra i ruderi di antiche mura. Fin da diciottenni, quando non avevamo che la macchina come nostra alcova, questi luoghi ci hanno aiutato a compiere le nostre evoluzioni, protetti da sguardi indiscreti. O per lo meno così pensavamo. Invece, per molto tempo ignari della cosa, eravamo lo spettacolo preferito dei guardoni della zona! Chissà quante volte si saranno masturbati guardandoci e chissà quante volte hanno sognato la mia lei in certi atteggiamenti.

Quasi ogni giorno verso la sera, d’inverno e d’estate, quindi col buio o con la luce, ci rifugiavamo dietro quei cespugli e quelle mura ed all’interno dell’abitacolo della mia utilitaria ci regalavamo un’oretta di sesso. Dopo i primi tempi, però, mi accorsi che ci spiavano. Teste che uscivano di nascosto dai cespugli, movimenti sospetti dietro i ruderi, passi che frusciavano tra l’erba. Sempre, ogni volta.

Le prime scoperte di questi ospiti ci bloccavano, con la conseguenza che ci spostavamo di posto oppure smettevamo proprio. Una volta, dopo che lei mi fece il solito gran pompino con tanto di sborrata in gola, mi venne immediatamente da pisciare e di corsa mi fiondai dietro il cespuglio accanto al finestrino aperto della nostra auto e vidi un tizio con il cazzo in mano che scappava a nascondersi dietro un muretto.

In quel momento ebbi la certezza che quell’uomo era rimasto per tutto il tempo a non più di un metro dal finestrino. Ci aveva guardato e anche ascoltato per tutto il tempo. A lei non dissi nulla perchè sapere che qualcuno si sparava le seghe guardandola fare pompini, con le tette di fuori e il culo a favore dei loro sguardi, mentre io la sditalinavo da dietro, non credevo le facesse piacere.

Poi qualcosa cambiò. Una sera, d’estate sempre, eravamo appartati in un parcheggio antistante ad un parco e dietro ad un albero, di fronte alla nostra macchina si appostò un uomo di colore. Lei lo vide, me ne accorsi, ma non disse nulla e iniziò a toccarmi con foga. Poi lui si tirò fuori il cazzo ed iniziò a menarselo. E lei come in trance si gettò a capofitto sul mio cazzo spompinandomi fino alla morte. Aprì lo sportello e sputò tutta la mia sborra sull’asfalto, in modo che l’uomo potesse capire bene quello che aveva fatto.

Quella volta fui io a non volere indagare oltre, però la cosa mi eccitò. Avevo capito che le piaceva essere guardata. Da allora, ogni volta la stuzzicavo. Le dicevo sempre di aver visto qualcuno dietro il cespuglio o dietro i muretti che ci guardava, anche quando non era vero, e lei si eccitava terribilmente, ma non smetteva certo le sue prestazioni. Amplessi, pompini, dita nel culo, tutto alla luce del sole, tutto sotto gli occhi dei guardoni, che avevano capito ormai che l’unica accortezza che dovevano usare era quella di non farsi vedere da lei.

E lei troiona si scatenava, il solo pensiero la mandava in bambola. “Mi è sembrato di vedere qualcuno là dietro, stai ferma” “Perché, sei sicuro? Ma che ti importa, tanto ormai ci avranno visto tutti” “ se noni interessa a te, per me continua pure” “Ma non sei geloso che mi possano vedere nuda?” “No, anzi adesso ti spoglio tutta”

E lei si faceva togliere tutto, rimanendo completamente nuda in macchina, con la fica in bella vista ed il culo che, quando si abbassava per farmi i pompini, lo porgeva dal finestrino, proprio in faccia ai guardoni. E mi spogliava anche lei, mi leccava dai capezzoli fin sotto le palle, fino al buco del culo. E spesso la leccavo anche io, facendola mettere con il cambio tra il culo e la fica e facendola muovere sul pomello.

Godeva come una forsennata. Il tutto si concludeva sempre con una mega sborrata in gola che lei puntualmente sputava fuori dallo sportello. Un giorno capitò di più però. Quella volta, dietro ai cespugli c’era veramente qualcuno. E mentre lei pensava che anche stavolta stessi inventandomi tutto per eccitarla, quel tizio non solo si gustò le nostre acrobazie, ma preso dall’eccitazione si avvicinò all’auto di nascosto. Evidentemente era nuovo, oppure era un nostro ammiratore che non ce la faceva più a trattenersi.

Io non me ne accorsi subito, mi resi conto di questa presenza solo quando lo vidi affacciato dal finestrino aperto. Solo la testa, che ripiegava in basso ad ogni movimento di lei, che potesse preludere ad un cambio di posizione. Ma mentre spompinava, lei rimaneva con la testa affossata tra le mie gambe senza sapere cosa stesse succedendo attorno. Era nuda anche quella volta. Ed allora approfittai, mi insalivai il dito e lo infilai piano piano nel suo culo. Lei ebbe un sussulto ma non smise di pompare.

Presi coraggio e le infilai contemporaneamente anche un dito in fica. “Ti prendo dappertutto, in fica, in culo ed in bocca, ti piacerebbe avere tre cazzi a tua disposizione ora vero?” “Sì, continua, continua” “Sei una succhiacazzi lo sai?” “Si lo so, me lo dicono tutti” “Ah sì e chi te lo dice? Quanti cazzi hai succhiato?” “Tutti me lo dicono, tutti” “Sei una pompinara” “Siiiii”

A queste parole il guardone si eccitò oltre misura e si fece più audace. Io le sfilai il dito dal culo, e dopo nemmeno un secondo fu penetrata da un altro dito, diverso, più grande, nodoso, più adulto. Lei sussultò, ma non capì. “Ahi mi fai male, fai piano” Le afferrai le tette. Troppe mani in giro, lei si voltò all’improvviso e vide la scena. Un uomo sui sessant’anni stava affacciato dal finestrino, con un braccio dentro la nostra auto, un dito nel suo culo ed una mano che si masturbava un cazzo in tiro di dimensioni notevoli, con due palle gigantesche attaccate.

Strabuzzò gli occhi, lei. Le presi la testa per i capelli e la riaffondai tra le mie gambe. Lei fece resistenza ma una volta col cazzo in bocca riprese il suo meraviglioso pompino. Ormai non poteva opporsi, era completamente persa nei sensi e nel godimento di quella situazione. L’uomo capì che poteva osare di più e provò, molto silenziosamente ad aprire lo sportello. Lei mi sbocchinava come un’ossessa, ansimava, ed io continuavo a chiamarla nei modi più osceni.

 

 

 

 

“Che troia che sei, ti piace con due cazzi, finalmente?” “Zitto porco” Roteava il culo per farsi entrare meglio il dito che le stava provocando un godimento mai visto. Lo sportello era aperto, ora l’uomo si avvicinò notevolmente a lei, appoggiò anche l’altra mano sulle sue chiappe per allargarle e facilitare la penetrazione del suo grosso dito. Ormai tutto dentro, fino alla nocchia. Lei sollevò lo sguardo verso di me, impugnò il cazzo alla base con una mano, aprì la bocca, se lo appoggiò alle labbra ed inizio a sbatterselo come una troia da film porno.

Sapeva che mi faceva impazzire e che non avrei resitito a tale trattamento. L’uomo si fece più coraggioso ed iniziò a sfiorarle il corpo con il suo cazzo gigantesco. Vedevo la cappella rossa e turgida strisciare sul culo, sulla schiena, sulle gambe, tra le ginocchia. Poi le tolse le scarpe e appoggiò il cazzo sui piedi di lei, che, flettendo le ginocchia, iniziò a masturbarlo.

Stava scomoda. Si rialzò sedendosi sul sedile. Tutta nuda con un uomo alla sua sinistra ed uno alla sua destra. Ebbe un colpo di genio. Si spostò al centro, si posizionò con il buco del culo sul bottone del freno a mano e lasciò liberò il sedile di sinistra. L’uomo ne approfittò subito per entrare. Una volta dentro l’auto non perse tempo e si gettò ad accarezzarle la figa. Lei si muoveva e mentre l’uomo la masturbava vedevo che il freno a mano sfregava sul suo culo.

Allora presi l’iniziativa e pigiando sulla frizione innestai la quarta marcia.In questo modo, il pomello del cambio, arretrando, le sfiorava anche la figa e con i suoi movimenti era come se stesse subendo una quasi doppia penetrazione. L’uomo le prese una mano e la indirizzò verso il suo cazzo. Lei lo afferrò alla base ed iniziò a fargli una sega.

Prima piano, poi veloce, sempre di più. Con l’altra mano afferrò il mio e fece lo stesso. Era straeccitata. Il vecchio le prese il viso e lo portò verso di lui. Con la lingua di fuori la leccò in faccia, sulle labbra chiuse di lei, quasi a respingerlo. La forzò a socchiuderle e le infilò la lingua in bocca. Ed anche lei iniziò a baciarlo con la lingua, la vedevo che spuntava fuori e si incrociava con quella del vecchio. Non lo baciava ma lo leccava, la porcona.

Oramai era partita di lingua ed il vecchio che aveva capito, slacciandosi la camicia, e prendendola per la nuca la piegava verso il suo petto. E lei leccava, il pelo, i capezzoli, lo sterno e poi giù fino all’ombelico. Mentre teneva il suo cazzo in mano, lei prese la cinta, la slacciò, sbottonò i pantaloni e li calò fino alle caviglie. Anche il vecchio era tutto nudo ora. Sapevo che glielo avrebbe preso in bocca ora. Fa sempre così la zoccola. Ed infatti il vecchio, tenendole la testa, la spinse verso il pube. Lei leccò dapprima tutto intorno, i peli, l’interno coscia e poi iniziò con le palle. Le leccò tutte, fino all’attaccatura del buco del culo.

Poi ad una ad una se le mise in bocca e le succhiò, erano gigantesche. Il vecchio tirò la testa indietro dal godimento. Smise con le palle e risalì l’asta, per intero. La insalivò ben bene, leccandola come fosse un gelato. Arrivò alla cappella e la ingoiò lentamente. Poi giù, tutta. Poi ancora più giù, fino a metà cazzo. Ed inizio a pompare.Io la presi da dietro, nella figa, e la sbattevo mentre lei con quel cazzo in bocca quasi soffocava ad ogni mio colpo.

Pompava talmente bene che l’uomo urlò “che pompinara la tua ragazza, continua troiona, continua che ti sborro in bocca” E detto ciò venne a fiotti nella bocca di lei che trangugiava sborra e non riusciva a trattenerla per quanta gliene aveva rovesciata. Piano piano si staccò da quel cazzo facendo in modo che non colasse nulla. A bocca piena e passando sopra il vecchio, sporse la testa dal finestrino e sputò tutto in terra.

Aveva la sborra che le colava dalla bocca per quanta ne aveva succhiata. E continuava a tossire, erano quasi conati di vomito invece che tentativi di sputare tutto. Il vecchio nel frattempo, approfittava della posizione per palparla ancora ovunque.

Poi prese un fazzolettino di carta e glielo passò sulle labbra per pulirle. Lei lo lasciò fare, ma sapeva che non era finita. Lui le strizzava le tette ed aveva il cazzo ancora in tiro. E lei lo sentiva perché per sputare tutto si era messa quasi in braccio a lui. Mentre si ricomponeva, si sentì bloccata per i fianchi e sentì la cappella di lui che spingeva già sulla sua figa. E la infilzò con un solo colpo, secco. Lei aprì la bocca e trattenne il respiro per il dolore che presto si tramutò in godimento però.

La macchina oscillava e lei a smorzacandela ingoiava il suo cazzo facendosi sbattere fino alle palle, come una cagna. Sdraiai il loro sedile per farli stare più comodi, visto che lei sbatteva la testa sul tettino quando oscillava. Mi misi dietro di lei, con il culo sul cruscotto e puntai il mio cazzo verso il suo buchino. E come si piegò di più in avanti la inculai senza troppi preliminari, tanto il vecchio l’aveva dilatata bene con il dito ed io avevo il cazzo umido dei suoi umori.

Dopo pochi colpi la inondammo di sborra nuovamente, sfilandoci da lei e facendole bere tutto di nuovo. E stavolta bevve. Era la prima volta. Oramai sfiniti ci abbandonammo sui sedili della macchina, il vecchio la toccò ancora una volta e poi se ne andò. Credo che ci guarderà ancora le prossime volte.

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